Mondiali 1970: Italia-Germania Ovest 4-3

di Gianni Brera – tratto da “Il più bel gioco del mondo. Scritti di calcio (1949-1982)”

Due memorabili ore di calcio istintivo

Non fossi sfinito per l’emozione, le troppe note prese e poi svolte in frenesia, le seriazioni statistiche e le molte cartelle dettate quasi in trance, giuro candidamente che attaccherei questo pezzo secondo i ritmi e le iperboli di un autentico epinicio. Oppure mi affiderei subito al ditirambo, che è più mosso di schemi, più astruso, più matto, dunque più idoneo a esprimere sentimenti, gesti atletici, fatti e misfatti della partita di semifinale giocata all’Azteca dalle nazionali d’Italia e di Germania. Un giorno dovrò pur tentare. Il vero calcio rientra nell’epica: la sonorità dell’esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o costante… Trattandosi d’un tentativo nuovissimo, non dovrei neanche temere di passare per presuntuoso.

«Se tutti dovessero fare quello che sanno» ha sentenziato Petrolini «nulla o quasi verrebbe fatto su questa terra». È vero. Prima di costruire il ponte di Brooklyn, l’architetto che lo progetta non è affatto sicuro di esserne capace. Io stesso, disponendomi a cantare una partita di calcio, non saprei di poterne cavare qualcosa di valido. Però la tentazione è grande: ed io rinuncio adesso perché sono stremato, non perché non senta granire dentro la voglia di poetare. Italia-Germania è giusto di quelle partite che si ha pudore di considerare criticamente. La tecnica e la tattica sono astrazioni crudeli. Il gioco vi si svolge secondo meno vigili istinti.

Il cuore pompa sangue ossigenato dai polmoni con sofferenze atroci. La fatica si accumula nei muscoli male irrorati. La squadra, a stento nata traverso la applicazione assidua di molti, si disperde letteralmente. Campeggia su diversi toni l’individuo grande o fasullo, coraggioso o perfido, leale o carogna, lucido o intronato. Se assisti con sufficiente freddezza, annoti secondo coscienza. Non ti lasci trasportare, non credi ai facili sentimenti, non credi al cuore (anche se romba nelle orecchie e salta in gola). Ho sempre in mente di aver cercato invano di capire come siano andate realmente le cose nella finale mondiale 1934. Nessun cronista italiano aveva visto: tutti avevano unicamente sentito. Ora mi terrorizza l’idea che qualcuno debba scorrere un giorno questo articolo senza capire né poco né punto come si sia svolta la memorabile semifinale Italia-Germania dei Mondiali 1970.

Retorica ne ho fatta solo a rovescio, giustificando la mia umana impotenza a poetare. Ho dato un’idea di quanto avrebbe meritato lo spettacolo dal punto di vista sentimentale? Bene, non intendo abbandonarmi a iperboli di sorta.Fuori dunque le cifre: e vediamo di interpretarle secondo onestà critica e competenza. Soffoco i miei sentimenti di tifoso con fredda determinazione. Parliamo allora di calcio, non di bubbole isteroidi.
I bravi messicani sono impazziti a vedere italiani e tedeschi incornarsi con tanto furore. Adesso fanno i loro ditirambi. Pensano di apporre una lapide all’Azteca. Sarei curioso di leggere: e magari di veder fallire in altri la voglia di poetare ore rotundo. I nostri ospiti hanno gaiamente bruciato adrenalina ad ogni sconquasso, e Dio sa quanti ne siano stati perpetrati in campo. Ma domenica c’è Italia-Brasile, e sarà – garantito – anche peggio. Basterà una lapide un po’ più grande per ricordare tutto. Non anticipiamo, please. In finale sono due equipos bicampéones: dunque è sicuro – ameno di eventi imponderabili – che la Coppa Rimet avrà finalmente un padrone definitivo. Questo conta!

L’Italia è finalista, con il Brasile, della Coppa Rimet: questo può bastare alla nostra gioia di tifosi, anche se sul partitone di ieri, che ci ha portato a battere i tedeschi, è meglio ragionare, di modo che non si gonfino equivoci pericolosi. La prima doverosa constatazione è questa: gli italiani si sono battuti, quasi tutti, con slancio virile, molto ammirevole e, in certo modo, sorprendente. È difficile non dirsi fieri di questi guaglioni, dopo quanto si è visto e sofferto.
Se l’altura non è un’opinione, vinceremo per la terza volta i mondiali: questo ho detto e ripeto. Ma bisognerà che non giochiamo come s’è fatto ieri, proprio no. La memorabile partita è stata avvincente sotto l’aspetto agonistico e spettacolare: si è conclusa bene per noi, e questo è il suo maggiore pregio, ai miei occhi disincantati. Sotto l’aspetto tecnico-tattico, è da ricordare con vero sgomento. Sia gli italiani sia i tedeschi hanno fatto l’impossibile per perderla. Vi sono riusciti i tedeschi.

Evviva noi! Errori ne sono stati commessi millanta, che tutta notte canta. I tedeschi ne hanno forse commessi meno di noi, ma uno solo, madornale, è costato loro la sconfitta. Enumero gli errori italiani. Si parte con Mazzola, buon difensore, si segna e si regge benino. Marcature di-scutibili (su Seeler andava messo d’urgenza Burgnich): ma all’avvio tutto fila.
Boninsegna tenta di servire Riva, stolidamente soffocato in mischia, riceve un rimpallo di Vogts e cannoneggia a rete: sinistro imprendibile: gol. È il 7′. I tedeschi arrancano grevi. Giocano con tre punte e mezzo, come con gli inglesi: le ali, Müller e Seeler. Acuiscono via via il forcing ma non cavano più di due tiri-gol di Grabowski: li sventano Rosato e Albertosi. Müller conclude fuori una volta. Seeler non riesce a tirare affatto: rifinisce soltanto. Gli italiani concludono spesso con Riva, tuttavia mal situato. Mazzola tiene Beckenbauer e potrebbe segnare al 40′ se l’arbitro gli concedesse la regola del vantaggio. Facchetti inciampa nei piedi di Beckenbauer, lanciato a rete, e lo fa ruzzolare. Un arbitro meno onesto darebbe rigore (17′). Riva spreca di testa una palla-gol (40′) e un’altra ne sbuccia a metà (parata in angolo di Maier: 42′).

Secondo tempo. Mazzola e Boninsegna sono stati avvertiti il mattino che uno di loro verrà sostituito da Rivera. Nell’intervallo si sostituisce Mazzola, il migliore in campo. Un collega tedesco, Rolf Gùnther, sospira: «L’ultima nostra speranza è riposta in Rivera». Maledetto. Come sostituire Bonimba, pure molto bravo, e autore del gol? Dunque, fuori Mazzola. Entra Rivera e assiste smarrito al forcing tedesco, sempre più acre. Domenghini è chiamato su Beckenbauer ma, ben presto, Schoen manda in campo Libuda, a destra, sul più sciagurato Facchetti dell’anno, e poi addirittura espelle Patzke e getta in mischia Held, un grintoso biondone dal piglio da SS. Domenghini deve dividersi, a soccorso di tutti. II forcing tedesco è così fiducioso che Riva al 5′ e Rivera al 12′ possono battere a rete autentiche palle-gol. Purtroppo sono sciape, e Maier le para entrambe. Sotto Albertosi, continue gragnuole. Seeler giganteggia, sgomitando Bertini e venendone sgomitato. Mischie furenti nella nostra area. Due falli da rigore rilevati per onestà (e dalli): Rosato su Beckenbauer e Bertini su Seeler. Una rimbombante traversa di Overath (19′). Una respinta di Rosato sulla linea. Un gol sbagliato da Müller. Due o tre parate-gol di Albertosi.

I tedeschi ci assediano. Rivera guarda. Domenghini affoga. Dall’area, continui richiami. Nessuno torna, dalle posizioni di punta (eppure Riva è meglio in difesa che all’attacco, di questi tempi: sissignori). Il predominio tedesco è avvilente. II pubblico ruggisce all’ingiustizia del punteggio. I tedeschi attaccano con Libuda, Seeler, Müller, Held e Grabowski di punta, e dietro a loro premono Beckenbauer e Overath. Un vero disastro. Una sproporzione di forze impressionante. Valcareggi prende atto. Io arrivo ad augurarmi che segnino alla svelta i tedeschi perché mi vergogno (e ne soffro). Sono difensivista convinto ma questo non è calcio: è una miseria pedatoria. E anche stupidità. Non abbiamo vigore sufficiente al facile contropiede, I tedeschi schiumano rabbia. Infine pareggia Schnellinger, al 47′. E meno male che è lui, der italiener. Non l’abbiamo corrotto: Carletto è onesto. Segna. È la sesta punta. Schoen gioca senza libero, ormai. Vogts su Riva e Schultz su Bonimba. Gli altri, tutti avanti (per nostra fortuna).

Tempi supplementari. Si fa male Rosato, entra Poletti. A parte una lecca a Held, che se la merita, gioca di punta per i tedeschi, e segna al 5′. Cross di Libuda (che inciucchisce Facchetti), testa a rifinire di Seeler: palla morta in area, Poletti non stanga via, accompagna di petto verso porta: Müller si frappone: Poletti e Albertosi fanno la magra: 1-2. Sciagura. Pubblico osannante. Meritiamo, meritiamo, come no? Ma qui incominciano gli errori tedeschi. Pur imitando Ramsey, Herr Schoen ci ha preso per degli inglesi. E insiste a WM. Vogts commette fallo su Riva. Rivera tenta il pallonetto perché incorni qualcuno: chi c’è in area tedesca? Il furentissimo Held. Il quale di petto mette graziosamente palla sul sinistro di Burgnich, l’immenso: 2-2. Dice che il pubblico si diverte, a questi scempi. Il critico prende atto: ma rabbrividisce pure. I tedeschi sono proprio tonti: ecco perché li abbiamo quasi sempre battuti. Nel calcio vale anche l’astuzia tattica non solo la truculenza, l’impegno, il fondo adetico e la bravura tecnica. I tedeschi seguitano a pencolare avanti in massa.

Così segna anche Riva. Domenghini si ritrova all’ala sinistra (dove non è il mio grande grandissimo sbirolentissimo Bergheim?): crossa basso: trova Riva. Riva tocca a lato di esterno sinistro, secco, breve: scarta di netto Vogts ed esplode la rituale mancinata di collo. Gol strepitoso. È il 14′ del primo tempo supplementare. I tedeschi sono anche eroici (e quante botte pigliano e danno). Sono stanchi morti, ma quando Seeler suona il tamburo (con il gomito in faccia a Bertini) tutti ritrovano la forza per tornar sotto e pareggiare. È angolo a destra. Batte Libuda. Seeler stacca da sinistra e rispedisce a destra: Müller dà una incornatola che Albertosi segue tranquillo: sul palo è Rivera (ma sì, ma sì): il quale sembra si scansi. Albertosi lo strozzerebbe. Rivera china il capino zazzeruto e la fortuna sua e nostra gli offre subito il destro di salvare sé e la squadra. È il 6′: lanciato sulla sinistra, Boninsegna ingaggia l’ennesimo duello con il cottissimo Schultz: riesce a crossare basso indietro: i pochi tedeschi in zona sono su Riva. Rivera in comodo allungo si trova la palla sul piatto destro e freddamente infila Maier, già squilibrato prima del tiro.

Adesso è proprio finita. I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio al collo fa tenerezza ai sentimentali (a mi, nanca on po’). Ben sette gol sono stati segnati. Tre soli su azione degna di questo nome: Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol italiani (pensa te!). Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di Bonimba ispirata da un rimpallo fortunato. Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l’infarto, non per ischerzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico.
Sotto l’aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan).

I tedeschi meritano l’onore delle armi. Hanno sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Siamo stati anche bravi a tentare sempre, dopo il grazioso regalo fatto a Burgnich (2-2).
L’idea di impiegare i dioscuri Mazzola e Rivera è stata un po’ meno allegra che nell’amichevole con il Messico. Effettivamente Rivera va tolto dalla difesa. Io non ce l’ho affatto con il biondo e gentile Rivera, maledetti: io non posso vedere il calcio a rovescio: sono pagato per fare questo mestiere. Vi siete accorti o no del disastro che Rivera ha propiziato nel secondo tempo? Tutto all’aria, tutto sconnesso. Se non vedete e amate, almeno rispettate chi vede, e proprio perché vede si raccomanda che Rivera sia punta o mezza punta, non centrocampista, mai! Da punta è andato benissimo, sia nell’amichevole con il Messico, sia con gli stessi tedeschi, sebbene di palle ne abbia lavorate assai poche. I sentimentali, immagino, avranno cantato sonori peana per tutti. Preferisco attenermi alla realtà non senza ringraziare i tedeschi per la loro cieca dabbenaggine tattica e l’arbitro Yamasaki per la sua vigile comprensione…

Ora siamo in finale, e si può vincere. Ma bisogna condurre veramente la squadra, non guardarla atterriti dalla panchina. Valcareggi e Mandelli, guidati da Franchi (ma sì) hanno molta fortuna. Napoleone gradiva moltissimo i generali fortunati. Sono graditi anche da noi, benché siamo tifosi e non imperatori. Però la fortuna – alla lunga – va meritata. Mercoledì è stata meritata, onestamente, e fortuna è stata anche quella di non vincere 1-0 in 90′ rubando la partita da pitocchi, dopo la rabbiosa e squassante offensiva tedesca.
Il 4-3, a pensarci, legittima tutto: anche le nostre fondate ambizioni a vincere definitivamente la Rimet. Ma se commettiamo gli sfondoni di mercoledì con il fiero e disinvolto Brasile, poco poco ne prendiamo di goleada. Attenti, allora. Da domani studiamo la partita, ci ragioniamo su e vediamo come è possibile farla nostra, se davvero sarà possibile.

Gianni Brera

Il Tabellino17-6-1970, Città del Messico
Italia-Germania Ovest 4-3
Reti: 8’ Boninsegna, 90’ Schnellinger, 94’ G. Müller, 98’ Burgnich, 104’ Riva, 110’ G. Müller, 111’ Rivera
Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti, M. Bertini, Rosato (91’ Poletti), Cera, Domenghini, A. Mazzola (46’ Rivera), Boninsegna, De Sisti, Riva. Ct: F. Valcareggi.
Germania Ovest: Maier, Vogts, Patzke (65’ Held), Beckenbauer, Schnellinger, Schulz, Grabowski, Seeler, G. Müller, Overath, Löhr (51’ Libuda). Ct: H. Schön.
Arbitro: Yamasaki (Messico).

Le Pagelle di Gianni Brera

ALBERTOSI 7
Va perdonato, come la Maddalena, perché molto ha parato: però tre o quattro volte è salito in pallone: 7 merita, con qualche sospetto.
BURGNICH 9+
Eroe della giornata: non per il gol, e neanche per avere scoraggiato Löhr e poi Grabowski, ma per aver tenuto l’area su Müller da grandissimo gladiatore: 9 più, come minimo.
FACCHETTI 5
Diciamo disastroso, intronato, preoccupante (Dio, che dispiacere parlarne male: ma debbo: e non meno doveroso mi sembra rendere noto che, se gioca su Jairzinho, possiamo tranquillamente salutare la Rimet. Va in Brasile garantito): 5.
BERTINI 6-
Un muscolare tosto ma stolido: quando è in area, tremo. Lascia a Seeler almeno cinque incornate da gol (o da rifiniture per il gol). Su Seeler, in partenza, bisognava mandare Burgnich, che è buonissimo di testa. Gli diamo 6 meno, al Bertini, per le stoiche botte che ha preso e che ha dato.
ROSATO 6,5
Pare un tavolino scancosciato, a volte, però duro, diligente, maligno. Mùller, con lui, non segna: 6,5.
CERA 7-
Quando c’è mischia in area, la sua fragile sagoma scompare. Bravo, attento, però gracile. E dobbiamo stare zitti perché fa già miracoli. In fondo non è quello del libero il suo mestiere: mercoledì sarebbe andato bene il Ferrante: ma chissà in che stato psicofisico si trova, adesso? A Cera: 7 meno meno.
DOMENGHINI 8
A volte lo rincorrerei con un bastone, tanto è gnocco e stordito; più spesso lo rincorrerei per abbracciarlo. Ha fatto poco poco cinquanta chilometri: il terzino, il mediano, l’interno, l’ala! Valutato il suo apporto compulsando le note, dopo la partita, penso che meriti 8, non meno.
MAZZOLA 7,5
Ottima partita su Beckenbauer, al quale ha restituito pure una bella lecca. Sta imparando a fare il vero interno. Mi piace anche si lagni di poter giocare solo 45′. Merita 7,5.
RIVERA 6-
Come sarebbe bello se potessimo farne giocare dodici. Lui ci vuole, certe cose le fa meglio di tutti: ma quanto può costare a volte, impiegarlo. Merita 6 meno.
BONINSEGNA 7,5
Dai quarti, un vero fenomeno: e come dicevo, ricordando la legge dei grandi numeri, doveva segnare proprio mercoledì. Poi ha sprecato anche, ma quante buone cose! 7,5.
DE SISTI 6+
Con Mazzola aveva un valido appoggio. Con Rivera, niente o quasi. Si è salvato perché naviga sempre alla meglio nel mare magno del centrocampo: 6+
RIVA 6,5
Ha giocato meglio che con il Messico. Ha avuto sfortuna in due ottime incornate volanti. Ha segnato un gol da grande campione. Poi, le cose migliori le ha fatte a sostegno: 6,5.
POLETTI 5
Ha esordito nel fuoco, povera anima. Autogol e lecche rabbiose. Un bel cross-gol mancato al balzo da Boninsegna ormai esausto: 5.