LIVERPOOL 1977 – 1984: Gli anni d’oro dei reds

Cresciuti sotto le sapienti mani di Bill Shankly, il manager scozzese che riportò il Liverpool in Prima Divisione, i Reds guidati prima da Paisley poi da Fagan fecero letteralmente terra bruciata in Europa conquistando ben quattro Coppe dei Campioni dal 1977 al 1984.


I Maestri del football da quando si erano degnati di confrontarsi con il resto del mondo in competizioni ufficiali, solo con la nazionale avevano conquistato un mondiale nel ’66. Ma era stato un exploit isolato, non c’era il marchio di un dominio internazionale che invece riscontriamo in modo assoluto nelle coppe Campioni che vanno dal ’77 all’84, quindi per otto stagioni consecutive se si esclude l’intrusione dell’Amburgo nell’83. Un dominio legato in modo imprescindibile ad una citta’ e a una squadra mitica, il Liverpool che comprende nel suo lungo ciclo anche i successi del Nottingham Forest e dell’Aston Villa.

Il Liverpool fu fondato il 15 marzo del 1892 in seguito a una scissione della piu’ antica squadra cittadina, l’Everton. La leggenda dei reds – il cui stadio, Anfield, e’ un tempio del calcio – nacque negli anni Sessanta, grazie alle intuizioni di Bill Shankly, il manager scozzese che riporto’ il Liverpool in 1a divisione e che impose la filosofia della “spina dorsale”, ovvero della massima forza lungo la verticale centrale. Un indirizzo tecnico – tattico che caratterizzo’ anche il Liverpool dei trionfi anni ’70, quello guidato da Bob Paisley e con giocatori del calibro di Kevin Keegan, Jimmy Case e Terry McDermott. Shankly fu anche un abile scopritore di talenti: nel ’71 scovo’ Keegan nello Scunthorpe e lo acquisto’ per 50 milioni di lire.

Fu la doppia sconfitta per 2-1 al secondo turno europeo ’73-74 con la Stella Rossa di Belgrado che convinse Shankly e i suoi luogotenenti, nelle leggendarie riunioni dentro lo stanzino degli scarpini, che occorreva cambiare sistema per arrivare al vertice in Europa. Come si si doveva articolare questo nuovo corso? Abbandonando il rudimentale gioco in verticale, il ricorso alla palla lunga, in favore di fraseggi sintetici e precisi, in velocita’, con una solida tecnica individuale amalgamata in un sistema semplice ma collaudato. Un gruppo di giocatori con un grado di forma atletica eccellente, capace di produrre il meglio nel finale delle partite e delle stagioni, quando i rivali erano in riserva.

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Roma, maggio 1977: il primo trionfo dei Reds in Europa

Una formazione quella dei “reds” che a differenza dei molossi degli anni ’70 Ajax e Bayern cambiera’ spesso protagonisti, anche perché il periodo dei trionfi fu piu’ lungo. Una sorta di rappresentativa del Commonwealth visto che giocavano fianco a fianco atleti inglesi (ovviamente), scozzesi, irlandesi, gallesi, l’australiano Johnston e Grobbelaar dello Zimbabwe. Da questo crogiolo di razze spunto’ un modello di squadra di precisa identificazione, che pur rimanendo nel solco della tradizione, si apriva ad esperienze esterne.

Non a caso il Liverpool fu considerata anche la più “italiana” delle squadre inglesi. Se non altro per la concretezza di una manovra non scriteriatamente protesa all’attacco sia pur facendo ricorso ad un modulo di gioco a zona, che si concedeva un pizzico di imprevedibilita’ e di alta tecnica prima con Keegan e poi con Dalglish, abilissimi a trasformarsi da centrocampisti in veri uomini gol in appoggio alla solita torre centrale (Rush fu la più famosa anche se la meno vincente). Ma soprattutto a centrocampo s’intravedeva lo specifico della manovra del Liverpool specie nelle ultime edizioni. Il reparto era molto articolato. C’era l’infaticabile cursore Lee, l’uomo tattico Whelan e soprattuto il regista Souness. Uomo di buona tecnica e di grande visione di gioco, capace come pochi di far salire la manovra da un’area all’altra. Una sorta di Falcao britannico. Grazie a lui il Liverpool ragionava calcio, rifiutando il cliche’ del calcio inglese: palla lunga e grandi assalti.

Bob Paisley (sei titoli nazionali: ’76, ’77, ’79, ’80, ’82, ’83, la coppa d’Inghilterra del 1974, la coppa Uefa del 1976 e la Supercoppa nel 1977), e il suo successore Joe Fagan, in carica nel 1984 (una modesta carriera da centromediano nel Manchester City, un passato da sergente su un dragamine della Marina britannica, una vita nei “reds”: da tecnico), predicavano sempre che “il football e’ un gioco semplice”, e ridevano del linguaggio pseudo – scientifico dei tecnici piu’ giovani. La filosofia del Liverpool era basata sulla fede assoluta nella propria forza. Non si cambiava sistema a seconda degli avversari: che fossero loro a cambiare sistema e ad essere preoccupati dei Reds. L’unica volta che Paisley si concesse un espediente tattico fu quando chiese a Sammy Lee di marcare stretto Breitner nelle semifinali col Bayern nell’81: lo fece nel tunnel, quando stavano per entrare in campo…

Parigi, maggio 1981: il Liverpool fa tris contro il Real Madrid
Parigi, maggio 1981: il Liverpool fa tris contro il Real Madrid

E anche l’aneddoto su come Fagan preparò la finale del 1984 contro la Roma di Falcao è gustoso: qualche giorno prima della finale il tecnico riuni’ i giocatori dopo l’allenamento, e tiro’ fuori un pacco di fogli: “questo e’ il dossier sulla Roma”, disse. E subito lo straccio’ in quattro, per ribadire il solito: “giocate come sapete, che sia la Roma a preoccuparsi del Liverpool”. Nella macchina – Liverpool i giocatori erano intercambiabili. Il sistema era praticamente perfetto, e Paisley e Fagan sapevano comprare elementi dalle serie inferiori che si rivelavano presto dei fuoriclasse. Keegan non era nessuno allo Scunthorpe, Rush pareva uno sbaglio quando venne dal Chester. E quando Keegan ando’ all’Amburgo, dal Celtic arrivo’ Dalglish, che fece meglio…

Sfortunatamente per il Liverpool, ai successi in campo internazionale corrispondeva anche un elevato tasso delinquenziale di molti dei suoi tifosi (i famigerati hooligans), autori di autentici raid teppistici di inusitata violenza sia in Inghilterra che in giro per l’Europa. Anche nel 1984-1985 il Liverpool raggiunse la finale, e trovò per il secondo anno di fila un’italiana, la Juventus. Gli incidenti che precedettero la partita costarono, tra tifosi italiani, francesi, belgi e irlandesi, 39 morti, il bando quinquennale di tutte le squadre inglesi dalle competizioni europee eccettuato lo stesso Liverpool per il quale il bando fu di sei stagioni, e la fine del ciclo continentale dei Reds in concomitanza con il ritiro di Joe Fagan.

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Ancora Roma fa da sfondo alla quarta Coppa dei Reds

Il poker di Coppa del Liverpool

25 maggio 1977 – Stadio Olimpico, Roma
Liverpool 3 – Borussia Monchengladbach 1
Reti: 29′ 1-0: McDermott; 50′ 1-1: Simonsen; 67′ 2-1: Smith; 85′ 3-1: Neal (rig)
Liverpool: Clemence; Neal, Jones, Smith, Hughes; Case, Kennedy, Callaghan, McDermott; Keegan, Heighway
Borussia Monchengladbach: Kneib; Vogts, Klinkhammer, Wittkamp, Schäffer; Wohlers (79′ Hannes), Wimmer (24′ Kulik), Stielike, Bonhof; Simonsen, Heynckes
Arbitro: Robert Wurtz (Francia)

10 maggio 1978 – Wembley Stadium, Londra
Liverpool 1 – Bruges 0
Reti: 64′ 1-0: Dalglish
Liverpool: Clemence; Neal, Thompson, Hansen, Hughes; McDermott, Kennedy, Souness; Case (63′ Heighway), Fairclough, Dalglish
Bruges: Jensen; Bastijns, Krieger, Leekens, Maes (80′ Volders); Cools, Decubber, Vandereycken, Kü (58′ Sanders); Simeon, Sörensen
Arbitro: Charles Corver (Olanda)

27 maggio 1981 – Parco dei Prinipi, Parigi
Liverpool 1 – Real Madrid 0
Reti: 82′ 1-0: Kennedy
Liverpool: Clemence; Neal, Thompson, Hansen, A.Kennedy; Lee, McDermott, Souness, R.Kennedy; Dalglish (85′ Case), Johnson
Real Madrid: Agustin; Cortes (87′ Pineda), Navajas, Sabido; Del Bosque, Angel, Camacho, Stielike; Juanito, Santillana, Cunningham
Arbitro: Karoly Palotai (Ungheria)

30 maggio 1984 – Stadio Olimpico, Roma
Liverpool 1 – Roma 1 ; 4-2 dopo i rigori
Reti: 14′ 1-0: Kennedy; 44′ 1-1: Pruzzo
Liverpool: Grobbelaar; Neal, Lawrenson, Hansen, A.Kennedy; Johnston (69′ Nicol), Lee, Souness, Whelan; Dalglish (94′ Robinson), Rush
Roma: Tancredi; Nappi, Bonetti, Righetti, Nela; Di Bartolomei, Falcao, Cerezo (115′ Strukeli); Conti, Pruzzo (64′ Chierico), Graziani
Arbitro: Erik Fredriksson (Svezia)