Lazio 1974: Il sapore della prima volta

Fu un’esplosione fragorosa, quella del biennio ’72-74, non annunciata da alcun segno premonitore per le solite grandi del Nord. L’invincibile armata biancoceleste fu il parto di felicissime intuizioni di Tommaso Maestrelli

Dodici maggio 1974: una data storica per i tifosi della Lazio, la domenica della certezza matematica dello scudetto, il primo nel palmares della squadra romana. La Lazio coronava con quella trionfale stagione un’ascesa ai vertici del calcio italiano rapida e inattesa come il crollo che sarebbe arrivato di lì a poco, rompendo l’incantesimo di una squadra per un paio di stagioni apparsa invincibile.

La Società Podistica Lazio nasce il 9 gennaio del 1900: quel mattino Luigi Bigiarelli, ex sottufficiale dei bersaglieri, comincia quasi per gioco, assieme ad alcuni amici, un’avventura infinita e straordinariamente intensa.
Una storia che si intreccia fin dagli inizi con le carriere di campioni straordinari. Ecco allora la Lazio di Bernardini, mitico centravanti degli anni Venti con trascorsi da portiere e un futuro da centromediano di lusso, ma anche la Lazio del capocannoniere Silvio Piola.

Tanti grandi nomi, tante stelle da ricordare per una società che però fino a quell’ormai mitico 1974 poteva vantare ben pochi risultati degni di nota. Fra essi spiccava la Coppa Italia del 1958, conquistata sotto la guida dello stesso Fuffo Bernardini, diventato allenatore di successo, la Coppa delle Alpi del 1971, poi tre finali scudetto perse all’inizio del secolo, una coppa Europa sfuggita per un rigore mancato e numerosi piazzamenti di buon livello. Mancava insomma l’acuto, il successo pieno che permettesse di annoverare fra le grandi del calcio italiano anche l’aristocratica Lazio, fino ad allora relegata al ruolo di comprimaria di lusso, non di rado costretta a misurarsi tra i cadetti.

GLI ANNI IN ALTALENA

Fu un’esplosione fragorosa, quella del biennio ’72-74, non annunciata da alcun segno premonitore per le solite grandi del Nord. L’invincibile armata biancoceleste fu il parto di felicissime intuizioni di un uomo che avrebbe potuto dare tanto al calcio italiano, ma che la malasorte stroncò ancora in giovane età: Tommaso Maestrelli. Un personaggio semplice, una sorta di antieroe che con la sua intelligenza e le sue qualità umane ammaestrò un gruppo profondamente eterogeneo.

Maestrelli era probabilmente atteso da altri grandi successi: mancò però a causa della malattia la guida della Nazionale, ruolo che doveva essergli affidato dopo i Mondiali del 1974. Sarebbe però ingiusto negare parte della gloria al presidente dello scudetto, Umberto Lenzini. Nato in Colorado, aveva mantenuto la cittadinanza statunitense, ma aveva fatto fortuna in Italia nel campo dell’edilizia. Uomo di straordinario carisma, segnò un’intera epoca della società biancoceleste. Fu il classico padre-padrone, di quelli che entrano nella leggenda sfidando gli allenatori a scopa. Voleva essere costantemente informato sulle condizioni dei propri uomini e prima di scucire due lire per un presunto campione pretendeva fior di attestati. Una parsimonia quasi leggendaria, foriera nei primi anni di disavventure per il club romano.

Nel 1966-67, infatti, mal consigliato dall’ex presidente del Napoli Roberto Fiore, sostituì l’allenatore Neri con Gei, e la povera Lazio precipitò in Serie B. La stagione seguente, che avrebbe dovuto segnare il riscatto della antica società biancoceleste, rischiò di sfociare in un dramma ancor più cupo. Gli aquilotti si trovarono a un passo dalla C e solo l’intervento del provvidenziale Lovati, che ebbe la felice intuizione di inserire il giovanissimo Massa in prima squadra, consentì un insperato dodicesimo posto finale. Finalmente, col ritorno dell’argentino Lorenzo, i tifosi ricominciarono a respirare aria di grande calcio: c’era odore di Serie A, e le gradinate dell’Olimpico tornarono a gremirsi. Fu una promozione tranquilla, quella del 1968-69: la prima festosa invasione di campo si ebbe addirittura a dieci giornate dal termine, a conclusione dell’incontro con la capolista Brescia, battuta e scavalcata davanti a settantamila spettatori. La Lazio tornava in A per restarci. Lenzini annunciò gli acquisti definitivi di Ferruccio Mazzola e Facco dall’Inter, più quelli di un buon numero di giovani promettenti, tutti poco più che ventenni: Michele Sulfaro, Franco Nanni, Giuseppe Wilson e un certo Giorgio Chinaglia, attaccante destinato a passare alla storia.

L’ARRIVO DI GIORGIONE

Eh sì, perché la storia dello scudetto biancoceleste non può essere scissa da quella del Giorgione nazionale, uomo-simbolo della squadra. Tipica storia da dopoguerra, quella del bomber di origine toscana. I genitori, poverissimi, emigrarono in Galles in cerca di fortuna. Solo quando riuscirono a mettere da parte il denaro necessario furono raggiunti dal resto della famiglia. Nel frattempo, il “piccolo” Giorgio aveva coltivato la sua vera e unica passione: il calcio. Una volta a Cardiff, però, l’allenatore della squadra di rugby della scuola lo volle fra i suoi. Il fisico imponente del ragazzo italiano sembrava perfetto per dare peso al pacchetto di mischia, altro che dare calci a una sfera. E anche la palla ovale non dispiacque al corpulento Giorgio. Ma il cuore, sotto sotto, batteva ancora come ai tempi grami delle partite in cortile a Carrara. E poi gli mancava il gusto del gol, così diverso da quello della meta.
Fu quindi naturale, per lui, tornare all’antico amore.

Ben presto entrò a fare parte dello Swansea, dove non mancò di dividere gli animi. Eh sì, perché Giorgione era dotato di un temperamento assai focoso, che gli procurava regolarmente multe e sanzioni da parte della società. Vedendolo più giù del solito, una volta gli si avvicinò Ivor Allchurch, una leggenda vivente del calcio gallese: «Un giorno, Giorgio, tu sarai famoso come Bobby Charlton». «Tu cerchi solo di essere gentile» rispose. «No, ne sono convinto. Tu hai la preparazione e, quello che più conta, hai la mentalità del fuoriclasse».
Se una leggenda del calcio stravedeva per lui, non altrettanto poteva dirsi del presidente dello Swansea, che decise di lasciare libero il ragazzo, pressato dalle richieste di alcune società minori italiane. Lo congedò con queste fredde parole: «Non ce la farai mai nel calcio professionistico».

E l’Italia, il Paese della miseria, dell’infanzia da fame, dopo tanti anni parve un Bengodi, al redivivo Giorgio. Stipendi da favola, un’auto sportiva, e tutto questo in Serie C! La nostalgia per il Galles e gli amici rimasti là era forte, ma a Massa aveva trovato un nuovo paradiso. Nonostante questo, il turbolento giocatore entrò in attrito con la società, insofferente alle sue intemperanze: addirittura, nel periodo di leva, Giorgione si ritrovò a dormire sul tavolaccio della prigione militare. Proprio in cella venne a conoscenza della sua cessione all’Internapoli per la bella cifra di cento milioni. Quel giorno pianse, il duro Chinaglia: gli avevano promesso la Fiorentina, altro che Internapoli, ancora Serie C. Anche sotto il Vesuvio si mise comunque in luce e finalmente, nel 1969, ecco il passaggio alla squadra della vita, la Lazio.

IL MAESTRO LORENZO

Aveva fama di duro, Juan Carlos Lorenzo, ex Commissario tecnico dell’Argentina; le sue squadre, si diceva, non andavano per il sottile, se c’era da tirare calci. Addirittura, era stato più volte sorpreso mentre incitava i suoi a essere più fallosi. Ai Mondiali inglesi del 1966, dopo un incontro con i sudamericani, il tecnico britannico Alf Ramsey definì il Ct e suoi bravi «un branco di animali». Che la stampa inglese sia sempre pronta a scaricare fango sugli avversari è cosa nota, ma non v’è dubbio che le squadre di Lorenzo fossero eccessivamente irruente. Chinaglia, comunque, nonostante l’animosità di carattere, fu plasmato a meraviglia da quel saggio argentino, che ne vide subito gli straordinari pregi e i difetti. Ben presto, lavorando sul tiro, sullo scatto e sulla difesa della palla, Giorgione fu pronto per l’esordio in massima serie, che avvenne alla seconda giornata, contro il Bologna. Nonostante la presenza del futuro bomber, non ancora abituato ai ritmi della A, i rossoblu vinsero per 1-0.

La svolta di una carriera in salita si ebbe in un incontro casalingo col sempre temibilissimo Milan dopo un primo tempo frustrante, durante il quale non aveva quasi visto palla, negli spogliatoi Chinaglia fu avvicinato da Lorenzo, che appoggiandogli una mano sulla spalla gli disse: «Continua a giocare così, Giorgio, e tra pochi mesi comincerai a segnare con regolarità». Il numero nove biancoceleste tornò in campo più carico che mai e segnò la prima rete di una lunga serie. Quell’anno la Lazio arrivò ottava, e l’esordiente Giorgione andò a bersaglio ben dodici volte. I tifosi lo elessero a idolo, i paragoni col leggendario Silvio Piola si sprecarono. Addirittura, Ferruccio Valcareggi fu sul punto di convocarlo per i Mondiali messicani in programma quell’estate, e molte grandi società cominciarono a pressare inutilmente Lenzini per assicurarsi il giovane ariete.

DALLE RISSE A MAESTRELLI

Inaspettatamente, nella stagione 1970-71 le cose si misero malissimo fin dalla prima giornata. Spadroneggiare all’Olimpico divenne un’abitudine, la Lazio visse un’annata drammatica, fra tensioni e isterismi. Come da copione, l’imputato numero uno, oltre al tecnico, fu il centravanti, reo di non segnare più e di condurre, a detta della stampa, una vita sregolata, a base di champagne al night e sesso sfrenato con la moglie americana Connie. Figuratevi l’umore del focoso Chinaglia, continuamente beccato dai tifosi, che non perdevano occasione per molestare anche la giovane consorte. Quante serate finite a pugni, e quanti avventati attaccabrighe messi a tappeto, in quella sfortunata stagione. Una volta, Giorgio sfiorò la rissa con gli stessi dirigenti.

Alla fine i biancocelesti furono penultimi, e il tecnico pagò con l’addio. Quello che sorprese i giocatori non fu certamente il licenziamento dell’argentino, da tempo nell’aria, quanto il nome del sostituto. Al posto di Lorenzo fu infatti ingaggiato Tommaso Maestrelli, che quell’anno aveva guidato il Foggia alla stessa sorte della Lazio. Perché cambiare un perdente con un altro perdente? Sembrava una fesseria, ma il vecchio Lenzini, quella volta, aveva imbroccato la giocata della vita. Fu accolto con diffidenza, l’ex tecnico dei pugliesi, ma ben presto, un po’ per l’età, prossima alla cinquantina, un po’ per i modi gentili e la grande saggezza, i giocatori cominciarono a considerarlo un padre.

Non doveva essere facile gestire lo spogliatoio della Lazio, dominato dalle forti personalità di Chinaglia e Wilson. La medicina del buon Tommaso era semplice: una serata a casa sua, in famiglia, a cena. Al dessert, anche il giocatore più recalcitrante del mondo, ammansito dalle parole del tecnico e dai manicaretti della moglie, si dichiarava disposto a sputare l’anima per quei colori e a dare la vita per soccorrere un compagno in difficoltà. Ma i meriti del grande Maestrelli non rimangono circoscritti a questi episodi: fu il suo calcio innovativo a renderlo grande, grazie a giocatori semisconosciuti che per tre-quattro stagioni si scoprirono fenomeni sotto la sua saggia guida.

Fu il primo a parlare di gioco totale, quello che avrebbe fatto la storia del calcio olandese di Michels: tutti attaccanti, tranne il portiere e i due difensori centrali. E per attaccare intendeva aggredire l’avversario, togliergli spazio, impedirgli di ragionare: fu il primo a introdurre i terzini-stantuffo, pronti a volare sulle fasce e poi tornare a coprire.Ovviamente, un gioco del genere gettò le basi della zona: nell’anno dello scudetto, il solo Oddi avrebbe marcato a uomo il centravanti avversario. «Facevamo pressing senza saperlo» avrebbe detto un giorno capitan Wilson. Oggi questi concetti sembrano scontati, ma allora non era facile imporli.

Un giorno, i maestri olandesi avrebbero chiesto il permesso di assistere agli allenamenti della Lazio, desiderosi di carpirne i segreti. Tommaso però negò l’autorizzazione: il suo calcio era davanti agli occhi di tutti, ogni domenica, trasparente e scintillante come un cristallo di Boemia. E poi, non voleva che si sapesse che curava più il contatto con la palla che la preparazione atletica: fondamentali erano considerate le partitelle miste infrasettimanali, che aumentavano lo spirito di competizione all’interno del gruppo.

Queste innovative idee trovarono terreno fertile: Chinaglia si confermò bomber implacabile con ventuno centri, il libero Wilson, leader per vocazione, dettava legge, e non solo in campo. Massa, l’altra stella, era ormai un’ala di livello nazionale, e aveva attirato le lusinghe di mezza Serie A. Nel frattempo aveva fatto il suo esordio anche un giovane talentuoso, il diciassettenne D’Amico, provvisto di numeri da campione. Addirittura, Giorgione fu convocato in azzurro pur giocando in B. E fu un debutto-record, contro la Bulgaria: dopo appena trenta secondi, infatti, il laziale andò a segno. Le cose stavano mettendosi per il meglio: un pronto ritorno nella massima serie, giocatori di ottimo livello, un tecnico formidabile…
Tutto sembrò crollare all’annuncio della cessione di Giuseppe Massa all’Inter. Invece, proprio quella si sarebbe rivelata la mossa vincente.

GLI ANNI DEI TRIONFI

Incredibilmente, ad autorizzare la cessione dell’ala fu lo stesso Maestrelli, certo di avere individuato altrove gli elementi adatti al suo gioco. Si trattava di ragazzi snobbati dalle grandi, tutti disponibili a prezzi relativamente bassi. Da Milano arrivò Frustalupi, un giocatore che in nerazzurro aveva goduto di scarse fortune e che veniva dato per finito, data la non più verdissima età. Regista impeccabile, si sarebbe rivelato il collante indispensabile per tenere unito quel gruppo di personalità così forti. Dal Novara giunse Felice Pulici, portiere destinato a conoscere poche gioie in azzurro solo perché chiuso da Zoff. Arrivarono anche i terzini Petrelli e Martini e l’attaccante Garlaschelli. L’acquisto più costoso fu quello di Luciano Re Cecconi, centrocampista del Foggia, pupillo del tecnico, che per lui stravedeva. Per convincere il recalcitrante Lenzini all’acquisto, Maestrelli lo portò quasi a forza in Puglia, per ammirare dal vivo il biondissimo propulsore. Il buon Tommaso era talmente convinto delle qualità del giovane, che in autostrada sbottò, stanco delle continue lamentele del tirchio presidente: «Se non sarà contento, lo pagherò io. Non ci sono problemi». Fu così che i destini di Re Cecconi e di Maestrelli tornarono a incrociarsi, per restare legati fino all’ultimo.

La campagna acquisti, che aveva rivoluzionato la fisionomia della squadra, non concedeva troppo ai sogni dei tifosi: soltanto l’allenatore era convinto di poter mietere successi con quei giovani sconosciuti e affamati di gloria. La bomba-Lazio deflagrò fin dalle prime battute: i neopromossi biancocelesti, snobbati dai pronostici, tennero il passo delle grandi apparentemente senza il minimo sforzo, trovandosi in corsa per il titolo fino all’ultima domenica. La superiorità sul campo era garantita da un controllo di palla a tratti addirittura ossessivo per gli avversari. Era la Lazio a decidere di “uccidere” la partita, mandando all’attacco persino il libero, capitan Wilson. Formidabili, quei giorni. Alla vigilia dell’ultimo match a Napoli, la Lazio assieme alla Juventus era seconda a 43 punti a una sola lunghezza dal Milan. I rossoneri caddero nella fatal Verona, i bianconeri ribaltarono il risultato nella ripresa e il Napoli vinse allo scadere. Juve tricolore, dunque, ma i ragazzi di Maestrelli avevano sfiorato lo scudetto da neopromossi.

Il segreto di tanta forza va ricercato nello spogliatoio o, meglio, negli spogliatoi. Eh sì, perché gli attriti sfociavano in guerra aperta a ogni seduta di allenamento. Troppe personalità elettriche, troppi umori contrapposti, nel gruppo biancoceleste: da una parte il clan Chinaglia-D’Amico, che poteva contare sull’appoggio di Wilson, Pulici e Oddi; dall’altra quello della pazza coppia Re Cecconi-Martini, spalleggiati da Petrelli. In mezzo a questa lotta fratricida si trovò il povero Frustalupi, che spesso si schierò dalla parte del Cecco, pur non condividendone certe passioni. L’Angelo Biondo e l’inseparabile Martini erano mossi da spiriti ribollenti: amanti dell’adrenalina, praticavano paracadutismo sportivo e nutrivano una viscerale passione per le armi, con le quali si esercitavano in aperta campagna. Ecco la Lazio di Maestrelli: undici giocatori nemici giurati sei giorni la settimana, ma fratelli la domenica. Una volta il tecnico decise addirittura di creare fisicamente due spogliatoi, per accentuare questa sensazione di divisione fra i due gruppi.

E VENNE IL GIORNO DELLO SCUDETTO

L’anno seguente i ragazzi erano ormai consapevoli della propria forza, maturati nelle mani di Tommaso. La difesa a quattro si erse a baluardo del grande Pulici, col solo Oddi in marcatura, mentre Petrelli, Wilson e Martini erano liberi di sganciarsi e rilanciare l’azione d’attacco. A centrocampo correvano Nanni e l’infaticabile pistone Re Cecconi, il regista Frustalupi dettava i tempi, D’Amico inventava. In avanti, a fare da spalla a Chinaglia, l’agile ala Garlaschelli. Alla nona giornata, la Lazio guadagnò la vetta della classifica e non la mollò più fino al definitivo passaggio di testimone. L’avversario da battere fu come sempre una mai doma Juve. Solo alla penultima giornata i ragazzi di Tommaso ebbero la certezza del trionfo, abbattendo con un rigore di Chinaglia il fortino del Foggia, costretto alla retrocessione. Ottantamila persone applaudirono per quindici minuti, commosse, mentre Maestrelli veniva portato in trionfo attorno al rettangolo di gioco. Con 24 reti, Chinaglia fu capocannoniere, la Lazio aveva il primato dei punti in casa e in trasferta e quello delle vittorie, oltre alla miglior difesa. Il futuro appariva roseo, ma nubi cariche di lacrime stavano già addensandosi all’orizzonte.

GLI ANNI DEL DOLORE

Nell’estate del ’74, Wilson, Re Cecconi e Chinaglia furono convocati per i Mondiali tedeschi, ricordati più per le polemiche tra il centravanti e i dirigenti federali (col celebre gesto a Valcareggi) che per i catastrofici risultati. Nel torneo successivo, la Lazio, esclusa dalla Coppa dei Campioni per la squalifica rimediata l’anno prima per gli incidenti in occasione di Lazio-Ipswich di Coppa Uefa, non andò oltre il quarto posto finale, complice il dramma di Maestrelli: già da tempo sofferente, fu ricoverato in ospedale e gli fu diagnosticato un male incurabile. Logico che il rendimento dei suoi ragazzi non potesse essere all’altezza delle loro possibilità. Il castello di carte sapientemente eretto dal buon Tommaso era sul punto di crollare. In più, Chinaglia, pressato dalla moglie americana, meditava di trasferire la propria carriera al di là dell’oceano, affascinato da un’avventura a stelle e strisce. Nel 1975 la Lazio si oppose alla sua cessione.

Partì invece Frustalupi, frettolosamente dato per finito. Fu una stagione drammatica, per le precarie condizioni del tecnico e la mancanza di gioco. Tommaso venne sostituito da Corsini, che immediatamente entrò in contrasto con l’esuberante Giorgione, sempre a caccia di pretesti per litigare. Miracolosamente, la Lazio si salvò per differenza reti. Nel giro di due anni, la meravigliosa fuoriserie di Maestrelli era ridotta a un catorcio.
Alla fine Chinaglia, per la cui libertà si era battuto lo stesso tecnico, tornato per una illusoria parentesi al suo posto, vinse il braccio di ferro con Lenzini e se ne andò negli States. La sua partenza ebbe un chiaro significato: finiva un’epoca gloriosa. In quest’atmosfera crepuscolare, il 2 dicembre 1976 si spegneva il grande Tommaso Maestrelli, il padre dello scudetto. Poche settimane più tardi, il suo pupillo Luciano Re Cecconi lo seguì, nella tragica serata della gioielleria di Via Nitti.

I CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA

GiocatorePres.Reti
CHINAGLIA Giorgio3024
FRUSTALUPI Mario300
NANNI Franco302
ODDI Giancarlo300
PULICI Felice300
WILSON Giuseppe301
GARLASCHELLI Renzo2910
MARTINI Luigi280
D’AMICO Vincenzo272
RE CECCONI Luciano232
PETRELLI Sergio221
INSELVINI Fausto110
FRANZONI Paolo101
POLENTES Luigi90
FACCO Mario60
MANSERVISI Pierpaolo40
BORGO Sergio10
TRIPODI Franco10
ANDATA
1a GIORNATA – 7 ottobre 1973
Vicenza-Lazio 0-3
Reti: Chinaglia 7′, Re Cecconi 62′, Garlaschelli 86′.
Vicenza: Bardin, Berti, Longoni, Perego, Ferrante, Berni, Damiani, Sormani, Vitali, Faloppa, Macchi.
Lazio: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Petrelli.
Arbitro: Michelotti.
2a GIORNATA – 14 ottobre 1973
Lazio-Sampdoria 1-0
Rete: Wilson 83′.
Lazio: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi (dal 69′ D’Amico), Chinaglia, Frustalupi, Manservisi.
Sampdoria: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini (dal 48′ Arnuzzo), Lippi, Badiani, Boni, Maraschi, Salvi, Improta.
Arbitro: Casarin.
3a GIORNATA – 28 ottobre 1973
Juventus-Lazio 3-1
Reti: Chinaglia 45′, Altafini 50′, Bettega 62′, Cuccureddu 86′.
Juventus: Zoff, Spinosi, Longobucco, Furino, Morini, Salvadore, Causio, Cuccureddu, Altafini, Capello, Bettega.
Lazio: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi (dal 76′ D’Amico).
Arbitro: Lo Bello.
4a GIORNATA – 4 novembre 1973
Lazio-Fiorentina 0-0
Reti: –
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi.
Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Roggi, Beatrice, Brizi, Della Martira, Caso, Merlo, Desolati, Antognoni, Speggiorin (dall’83’ Saltutti).
Arbitro: Gonella.
5a GIORNATA – 18 Novembre 1973
Cesena-Lazio 0-0
Reti: –
Cesena: Mantovani, Ceccarelli, Ammoniaci, Festa, Danova, Cera, Orlandi, Brignani, Bertarelli, Savoldi II, Braida.
Lazio: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni (dal 70′ D’Amico), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Petrelli.
Arbitro: Branzoni.
6a GIORNATA – 25 novembre 1973
Lazio-Inter 1-1
Reti
: Chinaglia 28′, Bedin 75′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Inter: Vieri, Giubertoni, Facchetti, Oriali, Bellugi, Burgnich, Massa (dal 52′ Moro), Fedele, Boninsegna, Mazzola I, Bedin.
Arbitro: Panzino.
7a GIORNATA – 2 dicembre 1973
Cagliari-Lazio 0-1
Rete: Chinaglia 21′.
Cagliari: Albertosi, Valeri, Mancin, Poli, Niccolai, Tomasini, Gori, Nenè, Brugnera, Butti, Riva.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Arbitro: Giunti.
8a GIORNATA – 9 dicembre 1973
Lazio – Roma 2-1
Reti
: Negrisolo 34′, Franzoni 46′, Chinaglia 68′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Roma: Conti, Negrisolo, Peccenini, Rocca, Santarini, Batistoni, Domenghini, Morini, Cappellini, Cordova, Prati (dall’80’ Orazi).
Arbitro: Lo Bello.
9a GIORNATA – 16 dicembre 1973
Lazio-Napoli 1-0
Rete: Chinaglia 76′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli (dal 72′ Franzoni), Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Napoli: Carmignani, Bruscolotti, Pogliana, Zurlini, Vavassori, Orlandini, Canè (dall’80’ Ferradini), Juliano, Clerici, Esposito, Braglia.
Arbitro: Michelotti.
10a GIORNATA – 23 dicembre 1973
Verona-Lazio 0-1
Rete: Garlaschelli 36′.
Verona: Belli, Nanni, Sirena, Zaccarelli, Bet, Mascalaito, Franzot, Maddè, Fagni, Mazzanti, Pace (dal 46′ Castronovo).
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli (dall’80’ Franzoni), Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Arbitro: Gonella.
11a GIORNATA – 30 dicembre 1973
Lazio-Milan 1-0
Rete
: Re Cecconi 90′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson,Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico (dal 69′ Franzoni).
Milan: Vecchi, Sabadini, Zignoli, Anquilletti, Turane, Biasiolo, Sogliano (dal 63′ Bergamaschi), Benetti, Bigon, Rivera, Chiarugi.
Arbitro: Ciacci.
12a GIORNATA – 6 gennaio 1974
Genoa-Lazio 1-2
Reti
: Garlaschelli 18′, Corradi 52′ rig.,Garlaschelli 70.
Genoa: Spalazzi, Maggioni, Ferrari, Maselli , Rosato, Garbarini, Derlin, Bittolo, Pruzzo, Corso (dall’83’ Bordon), Corradi.
Lazio: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico (dall’83’ Polentes).
Arbitro: Motta.
13a GIORNATA – 1 gennaio 1974
Lazio-Torino 0-1
Rete: Graziani 55′.
Lazio: F. Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi (dal 63′ Franzoni), Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Torino: Castellini, Lombardo, Fossati, Zecchini, Cereser, Agroppi, Rampanti, Ferrini (dal 46′ Mascetti), Graziani, Salvadori, P. Pulici.
Arbitro: Giunti.
14a GIORNATA – 20 gennaio 1974
Foggia-Lazio 0-1
Rete : Chinaglia 86′.
Foggia: Trentini, Cimenti, Colla, Pirazzini, Bruschini, Valente, Villa, Del Neri, Rognoni, Liguori, Pavone.
Lazio: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Arbitro: Torelli.
15a GIORNATA – 27 gennaio 1974
Lazio-Bologna 4-0
Reti
: Garlaschelli 4′, D’Amico 60′ e 75′ rig., Chinaglia 89′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Bologna: Buso, Mei, Rimbano, Battisodo, Cresci, Massimelli, Ghetti, Vieri, Savoldi I, Bulgarelli, Landini II
Arbitro: Mascali.
16a GIORNATA – 3 febbraio 1974
Lazio-Vicenza 3-0
Reti: Gariaschelli 10′, aut. Berni 69′, Chinaglia 80′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Vicenza: Bardin, Volpato, Longoni, Perego, Gorin (dal 46′ Fontana), Berni, Damiani, Bernardis, Vitali, Faloppa, Speggiorin.
Arbitro: Branzoni.
17a GIORNATA – 10 febbraio 1974
Sampdoria-Lazio 1-0
Rete: Maraschi 72′.
Sampdoria: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Arnuzzo, Prini, Lippi, Sabatini, Lodetti, Maraschi (dal 78′ Petrini), Boni, Cristin.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico (dal 78′ Franzoni).
Arbitro: Gialluisi.
18a GIORNATA – 17 febbraio 1974
Lazio-Juventus 3-1
Reti: Garlaschelli 5′, Chinaglia 27′, Anastasi 55′ rig., Chinaglia 66′ rig.
Lazio: Pulici, Petrelli (dal 72′ Polentes), Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Juventus: Zoff, Spinosi, Marchetti, Furino (dal 46′ Viola), Morini, Salvadore, Gentile, Cuccureddu, Anastasi, Altafini, Capello.
Arbitro: Panzino.
19a GIORNATA – 3 marzo 1974
Fiorentina-Lazio 1-1
Reti: Desolati 41′, Chinaglia 64′ rig.
Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Roggi, Beatrice, Brizi, Guerini, Caso, Merlo, Desolati (dall’80’ Speggiorin), De Sisti, Saltutti.
Lazio: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Inselvini, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Arbitro: Lo Bello.
20a GIORNATA – 10 marzo 1974
Lazio-Cesena 2-0
Reti
: Chinaglia 35′, Nanni 40′.
Lazio: Pulici, Polentes, Inselvini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, D’Amico (dal 75′ Borgo), Chinaglia, Frustalupi, Manservisi.
Cesena: Boranga, Zaniboni, Ammoniaci, Festa (dal 62′ Orlandi), Danova, Cera, Catania, Brignani, Bertarelli, Savoldi II, Toschi.
Arbitro: Agnolin.
21a GIORNATA – 17 marzo 1974 I
Inter-Lazio 3-1
Reti
: Fedele 5′, Oriali 32′, Garlaschelli 51′, Mariani 69′.
Inter: Vieri, Giubertoni, Facchetti, Bertini, Mariani (dal 76′ Scala), Burgnich, Oriali, Fedele, Boninsegna, Mazzola I, Bedin.
Lazio: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Oddi, Nanni (dal 46′ D’Amico), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Inselvini.
Arbitro: Michelotti.
22a GIORNATA – 24 marzo 1974
Lazio-Cagliari 2-0
Reti: Chinaglia 24′ e 80′ rig.
Lazio: Pulici, Petrelli (dall’88’ Polentes), Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Cagliari: Albertosi, Valeri, Mancin, Poli, Poletti (dal 46′ Brugnera), Roffi, Gori, Marchesi, Quagliozzi, Butti, Nobili.
Arbitro: Torelli.
23a GIORNATA – 31 marzo 1974
Roma-Lazio 1-2
Reti
: aut. Pulici 5′, D’Amico 47′, Chinaglia 50′ rig.
Roma: Conti, Negrisolo, Morini, Rocca, Santarini, Batistoni, Domenghini, Orazi (dal 16′ Peccenini), Prati, Cordova, Spadoni.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Arbitro: Gonella.
24a GIORNATA – 7 aprile 1974
Napoli-Lazio 3-3
Reti
: Clerici 18′, Chinaglia 23′, Juliano 25′, Chinaglia 41′, Clerici 53′ rig., Chinaglia 63′ rig.
Napoli: Carmignani, Bruscolotti (dal 50′ Montefusco), Pogliana, Landini I, Ripari, Orlandini, Cane, Juliano, Clerici, Esposito, Braglia.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni (dal 77′ Inselvini), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Arbitro: Ciacci.
25a GIORNATA – 14 aprile 1974
Lazio-Verona 4-2
Reti
: aut. Bet 8′, Zigoni 25′, aut. Oddi 43′, Garlaschelli 49′, Nanni 76′, Chinaglia 78′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Verona: Giacomi, Nanni, Sirena, Bachlechner, Bet, Mascalaito, Zaccarelli, Franzot, Maddè, Fagni, Zigoni (dal 56′ Pace).
Arbitro: Giunti.
26a GIORNATA – 21 aprile 1974
Milan-Lazio 0-0
Milan
: Pizzaballa, Sabadini, Lanzi, Turone (dal 78′ De Vecchi), Anquilletti, Biasiolo, Bergamaschi, Maldera, Tresoldi, Bianchi, Chiarugi.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico (dall’82’ Franzoni).
Arbitro: Picasso.
27a GIORNATA – 28 aprile 1974
Lazio-Genoa 1-0
Rete: Garlaschelli 43′.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi (dal 73′ Inselvini), Franzoni.
Genoa: Spalazzi, Maggioni, Della Bianchina, Maselli, Rosato, Garbarini, Derlin, Bittolo, Simoni, Corso (dall’83’ Mariani), Corradi.
Arbitro: Bernardis.
28a GIORNATA – 5 maggio 1974
Torino-Lazio 2-1
Reti
: P. Pulici 13′, Chinaglia 32′, P. Pulici 43′.
Torino: Castellini, Lombardo, Fossati, Salvadori (dal 18′ Rampanti), Cereser, Agroppi, Bui, Ferrini, Sala, Mascetti, P. Pulici.
Lazio: F. Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni (dal 78′ Franzoni), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Inselvini.
Arbitro: Gussoni.
29a GIORNATA – 12 maggio 1974
Lazio-Foggia 1-0
Rete: Chinaglia 60′ rig.
Lazio: Pulici, Petrelli, Martini (dal 50′ Polentes), Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Foggia: Trentini, Cimenti, Colla, Pirazzini, Bruschini (dal 66′ Golin), Valente, Villa, Scorsa, Fabbian, Rognoni, Pavone.
Arbitro: Panzino.
30a GIORNATA – 19 maggio 1974
Bologna-Lazio 2-2
Reti: Petrelli 7′, Savoldi I 19′, Pecci 45′, Chinaglia 48′.
Bologna: Buso, Roversi, Caporale, Battisodo, Cresci, Gregori, Pecci , R. Vieri, Savoldi I, Bulgarelli (dal 46′ Ghetti), Landini II.
Lazio: Pulici, Petrelli, Polentes, Wilson, Oddi, Nanni, Franzoni, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico (dall’86’ Tripodi).
Arbitro: Toselli.