1981: L’Inter e lo “Scandalito Argentino”

Nel 1981, la società nerazzurra finì nell’occhio del ciclone per la falsa identità di un suo giocatore (Massimo Pellegrini spacciato come Massimo Ottolenghi) impiegato in un torneo internazionale under 14.

Scandalo, truffa, imbroglio all’italiana perpetrato in un torneo giovanile. All’inizio del 1981, l’Inter finì nell’occhio del ciclone dopo aver preso parte, vincendolo, al Mondiale Giovanile di calcio Under 14, svoltosi in Argentina. La società nerazzurra venne autorizzata dalla Figc a rappresentare l’Italia in quel torneo, sponsorizzato dalla Coca Cola, riservato a ragazzi nati entro il 1967.

Vi presero parte 24 squadre di tre continenti: America, Asia ed Europa. Nella rosa dell’Inter figurava anche Massimo Ottolenghi, punto di forza della baby compagine nerazzurra allenata da Mario Meneghetti. I giovani interisti non sbagliarono un colpo, arrivando in finale dove, allo stadio “Monumental” di Buenos Aires, il 4 febbraio ‘81, trovarono i boliviani dell’Academia Tahuichi. La vittoria arrise ai nerazzurri che sconfissero gli avversari ai calci di rigore.

I quotidiani sportivi diedero risalto all’exploit dei piccoli nerazzurri: il football giovanile italiano riusciva a primeggiare a livello mondiale. Ampio spazio fu dato alle giocate di Ottolenghi, definito “il centro propulsivo e il motore dei nerazzurri”, vincitore della classifica marcatori del torneo. “Per me non è importante che l’Inter sia diventata campione – dichiarò mister Meneghetti – l’importante è che abbia partecipato a questo torneo e che i nostri ragazzi abbiano fraternizzato con tanti coetanei di diverse parti del mondo”.

Il gruppo interista tornò in Italia con la Coppa ma qualche giorno dopo il quotidiano il Manifesto scoprì l’illecito. Il capocannoniere del torneo, presentato dallInter come Massimo Ottolenghi, nato nel marzo 1967, in realtà era il quindicenne Massimo Pellegrini, nato a Frascati (Roma) nel gennaio 1966, quindi non in grado di prendere parte a quella kermesse internazionale per questioni anagrafiche. Erano state falsificate le generalità del giocatore che avrebbe poi fatto vincere il torneo all’Inter. Lo scandalo esplose in tutta la sua gravità.

Foto di gruppo prima dell’esplosione dello scandalo: L’Under 14 posa con il Presidente Fraizzoli e Lady Renata

Il consigliere delegato della società nerazzurra, Sandro Mazzola, ammise l’imbroglio. “Ho appreso la vicenda, – disse Mazzola – presenteremo i fatti al consiglio direttivo e al presidente. Chi ha sbagliato dovrà pagare. Purtroppo quella dei fuori età è una consuetudine abbastanza radicata nei tornei giovanili, ad ogni modo, ripeto, non c’è alcuna giustificazione per quanto è avvenuto in Argentina”. Parole che palesarono l’imbarazzo della società nerazzurra, messa alla berlina a livello mondiale.

L’origine dello scandalo fu quasi grottesca. Il giorno dopo il rientro in Italia, a Frascati, il paese di Pellegrini, in tanti si recarono in edicola a compare i giornali. La sorpresa fu grande: il nome del loro giovane concittadino non figurava sui giornali né venne invitato alla Domenica Sportiva con i compagni di squadra.
Le “chiacchiere” giunsero nelle redazioni dei quotidiani romani e da qui fino a Milano, alla sede del Manifesto. La notizia uscì all’interno di una rubrica intitolata “Una lettera di Marlowe”. Un passaggio della missiva specificava: “Domenica sera la Domenica Sportiva ospita i campioncini dell’Inter ma il nostro P. non c’è. E’ stato rispedito per una vacanza al suo paesello con la preghiera di non mettersi tanto in mostra.. Tanto, gli dicono, sei destinato a diventare un grande campione col tuo vero nome. Ma P. non è felice, essere campioni del mondo a 14 anni e non poterlo dire, non è mica bello…”.

In una conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Inter, si presentarono i dirigenti Mazzola e Beltrame, il segretario Fiore, reo confesso, ed il tecnico Meneghetti. “Quando è arrivato il telex dall’Argentina che precisava l’età regolamentare – disse Fiore – non abbiamo avuto il coraggio di rinunciare a Pellegrini e pertanto l’abbiamo inserito al posto di Ottolenghi. Lo fanno tutti. A Buenos Aires abbiamo trovato alcuni dei giocatori che avevano partecipato al Torneo Meazza e la cui età era superiore a quella prevista dal regolamento argentino“.

La gioia dei ragazzini dopo la vittoria in Finale

La risposta di Fiore sconcertò invece di persuadere. Qualcuno pensò ai ragazzi coinvolti nell’affaire: Pellegrini, avvolto dal silenzio dell’anonimato dopo aver segnato sette gol e fatto vincere la selezione interista, e Ottolenghi sbattuto sulle prime pagine con tanto di foto mentre, in realtà, aveva regolarmente la sua scuola in provincia di Milano. I giornali argentini andarono giù pesante: “Truffa italiana”. Il Mundialito under 14 venne ribattezzato “Scandalito”.

Gian Paolo Ormezzano, dalle colonne de La Stampa, andò giù pesantemente contro l’Inter. “Siamo al gioco delle tre carte, anzi dei due cartellini. Non serve dire che lo fanno anche gli altri: già solo il fatto che lo facciano meglio di noi dovrebbe preoccuparci, visto che nello sport almeno credevamo di essere i più furbi. E se poi si ragiona su tutto il male che lo scandalito fa, si deve pensare anche alla richiesta di omertà fatta (e per un po’ accolta) ai compagni di scuola, agli amici di Ottolenghi e di Pellegrini, alle due famiglie, nei giorni del torneo. Un vasto affresco di vergogna. Ed è triste dovercela sempre cavare dicendo che in fondo lo sport non fa che riflettere la vita”.

Aragon Cabrera, presidente del River Plate, lanciò un salvagente ai nerazzurri, affermando che il suo torneo, il “Mundialito Baby”, non era stato ufficializzato dalla Fifa. Un punto che avrebbe ridimensionato le eventuali conseguenze a carico della società. Pochi giorni dopo, tuttavia, il presidente della Federcalcio, Sordillo, impose all’Inter il silenzio stampa sulla vicenda. Tra lo scandalo e la farsa, l’Inter dovette restituire la vittoria ai boliviani. Il capo dell’Ufficio Inchieste, Corrado De Biase, deferì il consigliere delegato Mazzola, il direttore generale Beltrami, l’allenatore della squadra giovanile Meneghetti, i dirigenti Migliazza, Della Giovanna e Fiore, oltre ai giocatori Pellegrini e Ottolenghi.

Il presidente interista Fraizzoli ammise: “La notte non ho dormito, sono quello che ne sa meno di tutti a proposito di questo affaraccio. Sono così onesto che talora mi hanno dato del fesso ma voglio continuare ad essere onesto. Tutto sarà accertato da una commissione d’inchiesta, chi ha sbagliato pagherà. In commissione metterò Prisco e altri due consiglieri“. Quando Mazzola gli confermò telefonicamente la “vaccata”, per poco non sveniva. E alla domanda di Ormezzano sulle intenzioni di restituire la Coppa, Fraizzoli rispose: “Possono pure venire a prendersela. Quattro mesi fa manco sapevo di questo torneo. E i ragazzi, come facevo a conoscerli, ne ho oltre cinquecento nelle squadre minori“. Lo scandalito sbertucciò il calcio italiano in tutto il mondo, persino in Bolivia ci definirono i soliti italiani anche se l’avvocato Prisco, a proposito di un presunto premio in automobili ai boliviani in caso di vittoria, si chiese: “Come può un tredicenne guidare una macchina?“.

Ecco Massimo Pellegrini con la maglia dell’Inter qualche anno dopo lo scandalo

Il 20 marzo ’81, la Commissione Disciplinare emise la sentenza (poi confermata dalla Caf): due anni di inibizione all’accompagnatore Migliazza, un anno al dirigente Fiore, un anno di squalifica all’allenatore Meneghetti, sei mesi al baby-giocatore Massimo Pellegrini, 5 milioni di multa all’Inter. Vennero prosciolti Mazzola, Beltrami, Della Giovanna e il “prestanome” Ottolenghi.
Nelle motivazioni della sentenza, la Disciplinare spiegò la squalifica di Pellegrini con quanto il baby-bomber aveva dichiarato all’Ufficio Inchieste: “E’ vero che in Argentina non ero del tutto soddisfatto di apparire con un nome diverso ma a me bastava che i compagni e specialmente i miei dirigenti sapevano che in realtà ero io a giocare e a fare gol“.

Parole che, secondo i giudici sportivi, dimostravano la maturità intellettiva e volitiva di Pellegrini il quale, tuttavia, non ha esitato a subire le decisioni volute da altri pur di conseguire un successo per lui e per la sua società.
Massimo Pellegrini, pochi mesi dopo, venne convocato nella nazionale italiana juniores “Under 16”. Approdato all’Inter nel settembre del 1980, con ottime referenze, esordì in A nella stagione 82/83. Nel novembre ’84 finì a Monza, in serie B, dove giocò 23 partite. L’anno dopo rientrò all’Inter dove racimolò solo due presenze. Il treno del grande calcio, per il protagonista dello Scandalito, era ormai passato.

La sua carriera si svolse tra la B e la C2. Il suo unico titolo fu una promozione in C1 con il Novara. Nel 2002, Massimo Pellegrini lasciò l’attività agonistica. Intervistato dal Corriere della Sera, oltre vent’anni dopo lo scambio di persona, l’ormai ex giocatore dichiarò: “Combinarono tutto i dirigenti dell’Inter. In campo mi chiamavano Pellegrini, anche l’arbitro. Ero solo un quattordicenne felice di giocare di fronte a 70 mila spettatori. A Buenos Aires per la finale c’era il pienone. Al mio ritorno a Milano venni a sapere del trucchetto. Ma sono contento così, altrimenti non avrei vissuto quella indimenticabile esperienza”.

Testo di: SERGIO TACCONE, autore di “Quando il Milan era un piccolo diavolo” (Limina) e “Un Biscione piccolo piccolo: l’Inter 1993/94” (Limina)