ROUX Guy: una vita per l’Auxerre

Guy Roux, padre – padrone della squadra della Borgogna, l’Auxerre, e’ stato uno dei personaggi piu’ emblematici e piu’ rispettati del calcio transalpino. Senza il sostegno di grandi capitali, Roux ha costruito un miracolo con l’appoggio del presidente di sempre, Jean Claude Hamel. Un binomio che in 40 anni ha contribuito all’ascesa del calcio francese in Europa, puntando sulla gestione sana di una società organizzata come una famiglia patriarcale.

Personaggio emblematico, Roux si può definire un riuscito mix tra il Trap e Mazzone, sempre pronto a ironizzare, polemizzare, a stuzzicare gli avversari in vista di match cruciali, di andare fuori dai gangheri per i torti subiti. Un padre padrone, capace di fare il giro notturno delle discoteche della Borgogna per pescare gli indisciplinati o di controllare i contachilometri delle auto dei giocatori. Un personaggio, figlio della Francia profonda, entrato ormai nell’immaginario calcistico seduto su una seggiola piazzata davanti alla panchina mentre sbraita ai suoi ragazzi con un cappellino da montanaro ficcato in testa.

Originario dell’Est della Francia, figlio e nipote di colonnelli dell’esercito, appassionato di calcio, di sport, di storia e letteratura, di Levi – Strauss e dell’organizzazione delle societa’ primitive, Roux arriva in Borgogna poco piu’ che adolescente. Frequenta il liceo cittadino, gioca nella squadra parrocchiale e con alterna fortuna in club regionali e dopo essersi reso conto rapidamente che il suo futuro non era in campo ma piuttosto in panchina ritorna ad Auxerre per dirigere la squadra fondata nel 1905 dall’abate Deschamps, che all’epoca militava nei campionati regionali, per trasformarla pian piano in una delle migliori squadre dell’esagono e in locomotiva dell’economia locale.

Dal 1961 al 2005 Guy Roux, che ama definirsi piu’ che allenatore il factotum, lo stagnino, l’autista, l’elettricista e il raccattapalle dell’Auxerre, ha letteralmente costruito il club e le sue strutture a propria immagine. «Se mi darete il posto, rinuncerò ai premi partita e mi accontenterò di uno stipendio di 600 franchi», scrisse nel ‘ 61, quando di anni ne aveva 22, proponendo argomenti irresistibili per il presidente di un club che militava nel campionato regionale dilettanti.

1979/80, promozione dell’Auxerre in Ligie 1. Guy Roux portato in trionfo

Roux inizia a vivere in simbiosi con l’Auxerre e getta le basi per quello che sarebbe diventato uno dei migliori settori giovanili d’Europa. Guarda tutte le partite delle cinque formazioni giovanili non lasciando mai nulla al caso. Ogni giocatore è seguito nella sua crescita sportiva e personale. I risultati sono strabilianti. In pochi anni l’Auxerre sale tutti i gradini del calcio francese fino ad arrivare, nel 1980, nella massima serie.

Dapprima ci sono piazzamenti in zona UEFA e brillanti prestazione nella Coppa (nel 1990 i francesi sono eliminati nei quarti dalla Fiorentina). Nel 1996, però, Roux completa la sua opera d’arte: lo scudetto. Lamouchi, Blanc, Laslandes, Diomede, West e Silvestre sono gli eroi di quel titolo, a cui segue, l’anno dopo, un brillante cammino in Champions League (eliminazione nei quarti di finale). Risultati impensabili per una cittadina di appena 40.000 abitanti senza grosse industrie intorno, che vive solo dell’ingegno del suo allenatore e dei suoi dirigenti

Stranamente, il ricordo più bello di Roux è legato alla vittoria che ha sancito la promozione dell’Auxerre dalla quarta divisione alla Serie C francese dove già militava il Club Olympique Avallon, rivale locale, negli anni ’70. «Quella notte ho atteso l’uscita delle prime copie dei giornali locali per poter leggere quanto scritto e festeggiare fino all’alba», ricorda.

Il segreto del fenomenale successo e della longevità del trainer alla guida di un club, gestito come una azienda familiare e che non ha mai attraversato crisi di identità, di crescita e che pian piano riempie la sua bacheca di trofei e coppe e da lustri gira la Francia e l’Europa con l’etichetta non piu’ di provinciale di lusso ma di pericoloso outsider?
«Il suo carattere, la sua volonta’ e la sua fede nel calcio, nel club e negli uomini» racconta Jean Marc Ferreri, ex talento dell’Auxerre e della nazionale transalpina, che e’ stato uno dei calciatori che ha inaugurato il “centro di formazione” di Auxerre che alla fine degli anni Settanta era situato al primo piano della villetta di Guy Roux. «Vivevo a casa del mister, frequentavo il liceo con suo figlio e seguivo le lezioni della signora Roux. A casa, Guy non c’era mai… era sempre in campo dal mattino alle sette alle nove di sera».

1995/96, l’Auxerre Campione di Francia

Roux segue allenamenti e partite, si occupa della gestione, dell’amministrazione, della pubblicita’ e naturalmente va a bussare alla porta dei politici per avere le sovvenzioni necessarie a far decollare il club. Un genio in campo e fuori. Gran rivelatore e modellatore di talenti e uno dei rari allenatori che riporta ad altissimo livello campioni come Scifo, Blanc e il polacco Szarmach in cui nessuno piu’ credeva. Un allenatore atipico, che non fa mai un complimento quando giochi bene ma quando sbagli ti fa la serenata per giorni interi. E guai ad andare in discoteca o a far tardi a cena a casa di amici o ad usare il motorino. Ad Auxerre conosce tutti e tutti lo conoscono, lo rispettano e lo informano.

In città è ormai piu’ famoso dell’abate Deschamps, del sindaco ed ex ministro Soissons, dei sei presidenti che hanno preso il posto del buon abate Deschamps e persino dei piu’ famosi produttori del locale chablis, ha sempre gestito uomini e finanze con pugno di ferro e buon senso contadino. Quando il Nancy gli propone alla fine degli anni Settanta 300 milioni di lire per Olivier Rouyer, Roux, insieme al presidente Hamel e al presidente onorario Bourgoin, industriale e grande amico di Fidel Castro, decide di investire la somma nell’acquisto di una vecchia fattoria situata a qualche centinaio di metri dallo stadio. Nel giro di pochi anni la fattoria diventa il miglior centro di formazione francese che sforna Ferreri, Martini, Martins, Boli, Cantona, Laucher, Guivarc’h, Lamouchi, Silvestre, West…
“I giocatori noi ce li fabbrichiamo in casa – filosofeggia Roux – non siamo miliardari e da noi un franco e’ un franco…”. E quando Eric Cantona, l’enfant terrible, alla vigilia di Auxerre – Milan del 1985, fa il muso perche’ si trova fuori dalla rosa, Roux non offre alcuna spiegazione ma ordina a Cantona di far le valigie e lo manda a sbollire per una stagione a Martigues.

Nella stagione 2000/01 a sorpresa prende un anno sabbatico, lasciando la panchina al suo secondo, Daniel Rolland, ma si rivela una pessima idea. A novembre 2001, quattro mesi dopo aver ripreso il comando delle operazioni, durante un allenamento, si sente male, una fucilata in mezzo al petto e viene trasportato a Parigi, duecento chilometri in ambulanza, un’operazione notturna a cuore aperto. Il 19 gennaio 2002, l’ alsaziano (di Colmar) si ripresenta al campo, guidando una Peugeot 406: «Sono qui per scusarmi per essere stato assente per così tanto tempo; è come se tornassi da un infortunio; una contrattura vale uno stop di 10 giorni; ci vogliono nove mesi per la rottura di un ginocchio. Cinquanta giorni di stop per due by-pass mi sembrano un tempo ragionevole».

Tutto cominciò con una lettera a monsieur Jean Garnault, il presidente (9 aprile 1961); tutto finisce con una Coppa di Francia a tempo scaduto (2-1 al Sedan, 4 giugno 2005), la quarta dell’ Auxerre, dopo quelle del 1994, 1996 e 2003. A 67 anni infatti confessa: «È tempo che io mi ritiri; ho riflettuto per diverse settimane e ho capito che è un passo necessario. Voglio lasciare prima del declino e penso che questo sia il momento giusto. Smetto dopo una stagione magnifica», conclusa con la coppa.
Guy Roux, che da bambino all’ insegnante che gli aveva chiesto di immaginare il paradiso, presentò un foglio con un campo verde, due porte e un pallone, ha fatto molto di più che congedarsi con la Coppa di Francia.